sabato 15 ottobre 2016

Milioni di dollari per la salute pubblica, il conflitto d’interessi di Big Soda

(foto: Justin Sullivan/Getty Images)
(foto: Justin Sullivan/Getty Images)

Decine di milioni di dollari, spesi per manipolare illecitamente le politiche sanitarie e alimentari degli Stati Uniti. E associazioni scientifiche, istituzioni e organizzazioni sanitarie insospettabili, trasformati nella longa manus di Big Soda, l’industria delle bibite gassate americana. È questo l’inquietante scenario che emerge da un nuovo studio della Boston University, secondo cui negli ultimi 5 anni quasi 100 delle principali organizzazioni sanitarie americane avrebbero ricevuto importanti finanziamenti dalle due principali aziende di bibite del paese: Pepsi e Coca Cola. Un forte conflitto di interessi, almeno per i due autori della ricerca, che sottolineano come il consumo di bibite gassate sia collegato a diversi problemi di salute: aumento del rischio di obesità, problemi cardiaci e diabete (di tipo 2), solo per citare i principali.

La notizia comunque potrebbe suonare familiare. Giusto un mese fa, gli Stati Uniti erano stati scossi da uno scandalo simile: i documenti portati alla luce da un ricercatore della University of California di San Francisco, che dimostravano le manipolazioni della Sugar Research Foundation su oltre 50 anni di ricerche sul rapporto tra zucchero e malattie cardiovascolari. Nel nuovo caso però si parla di eventi molto più recenti, visto che lo studio pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine riguarda un periodo compreso tra il 2011 e il 2015, anni in cui diversi stati americani stavano cercando di far passare leggi per limitare il consumo di bibite gassate.

Proprio per questo, i due autori dello studio, i ricercatori Michael Siegel e Daniel Aaron, hanno deciso di indagare l’atteggiamento tenuto dai big dell’industria delle bibite gassate in un periodo così cruciale. Per farlo, hanno fatto ricorso a una lunghissima lista di documenti pubblici, articoli di giornale, comunicati stampa, rapporti istituzionali sulle attività di specifici gruppi di pressione, letteratura medica, e informazioni rilasciate direttamente da Big Soda, alla ricerca di contributi e finanziamenti erogati da Coca Cola e Pepsi nei confronti di istituzioni e organizzazioni sanitarie.

Il risultato della ricerca ha identificato ben 96 organizzazioni americane che hanno accettato i soldi di Big Soda nel periodo studiato. Tra queste, alcune associazioni e istituzioni sanitarie di primissimo piano, come l’American Heart Association (400mila dollari tra il 2010 e il 2015), l’American Diabetes Association (140mila dollari tra 2012 e 1014) i Centers for Disease Control and Prevention e il National Institutes of Health (oltre 2 milioni di dollari di donazioni tra il 2010 e il 2014).

Fin qui, in realtà, nulla di troppo strano: le donazioni delle due aziende sono state effettuate in modo assolutamente legale, e per uno scopo completamente legittimo. A dichiararlo, è la stessa American Beverage Association, associazione di categorie dei produttori di bevande gassate statunitensi.

Le aziende di bevande americane sono impegnate nel campo della salute pubblica perché, anche noi, vogliamo un’America forte e in salute”, assicura l’associazione in uno statement rilasciato in seguito alla pubblicazione dello studio. “Abbiamo una lunga tradizione nel supporto alle organizzazioni americane, e come ha dimostrato questa ricerca, alcune di queste organizzazioni sono impegnate nel campo della salute pubblica, un impegno che siamo fieri di supportare”.

I dati raccolti da Siegel e Aaron però parlano di una realtà ben diversa. Nel periodo in esame in America sono state infatti presentate un totale di 29 tra proposte di tassazione o leggi destinate a limitare il consumo di bibite gassate, e nel 97% dei casi le due aziende studiate si sono opposte pubblicamente alle misure. Al contempo, diverse organizzazioni finanziate dalle due aziende hanno cambiato di colpo opinione su questi temi.

L’esempio forse più eclatante citato nello studio è quello di Save the Children, un’associazione che fino al 2010 ha supportato apertamente le campagne per l’introduzione di una tassa sulle bibite gassate in molti stati americani, per poi ritirare di colpo il suo sostegno alla causa dopo aver ricevuto più di cinque milioni di dollari di donazioni nel 2009 da parte di Pepsi e Coca Cola.

Dello stesso tenore, anche l’episodio citato dal New York Times riguardo all’Academy of Nutrition and Dietetics, che nel 2012 non ha appoggiato la proposta di una tassa sulle bottiglie extra-large di bibite gassate citando come scusa dati scientifici discordanti sul tema, e che avrebbe ricevuto 525mila dollari in donazioni dalla Coca Cola nel corso di quell’anno, e altri 350mila l’anno seguente.

O ancora, la Naacp (National Association for the Advancement of Colored People) e l’Hispanic Federation, organizzazioni dedicate alla salvaguardia dei diritti delle minoranze ispaniche e afroamericane negli Stati Uniti, che si sarebbero opposte ostinatamente a ogni proposta di tassazione delle bevande gassate, nonostante l’alta prevalenza di obesità nelle due comunità. Stando alle ricostruzioni del New York Times, la Naacp avrebbe ricevuto circa un milione di dollari in donazioni dalla Coca Cola tra il 2010 e il 2015, mentre nello stesso periodo la cifra destinata alll’Hispanic Federation si sarebbe fermata poco al di sopra dei 600mila dollari.

Volevamo verificare quale fosse realmente la posizione di queste aziende”, ha spiegato al New York Times Aaron. “E quello che emerge è che non stanno aiutando affatto la salute pubblica. Tutto il contrario: sembrano ostacolarla in ogni modo. Per questo motivo, le loro donazioni andrebbero valutate con molta attenzione”.

Oggi quasi tutti le organizzazioni sanitarie rifiutano soldi dalle industrie del tabacco e quelle degli alcolici. E secondo i due autori della ricerca, è probabilmente tempo che si inizi a fare lo stesso con i soldi di Big Soda.

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Fonte: http://www.wired.it/scienza/medicina/2016/10/14/salute-pubblica-conflitto-interessi-big-soda/

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