lunedì 31 ottobre 2016

Kaoru Mori a Lucca Comics & Games: “Le mie sono storie familiari”

i_giorni_della_sposa2La storia mi interessa molto”. Kaoru Mori incontra i giornalisti in una sala al piano terra della Camera di Commercio di Lucca,  per Lucca Comics & Games. Lei seduta, piccola e avvolta in un kimono. Le pareti bianche, nuove, e tante sedie imbottite. Fa freddo. La Mori parla lentamente. Stringe le ginocchia tra le mani – mani curatissime, morbide, dalle unghie lunghe e dipinte di rosa. “La storia”, ripete, “mi ha sempre interessato”. E leggendo i suoi manga, appare piuttosto evidente. In Emma, la ricostruzione dell’epoca vittoriana; ne I giorni della sposa (edizioni j-pop), la steppa dell’Asia centrale nel XIX secolo. In entrambi, le protagoniste sono due donne: nel primo, è Emma, una cameriera; nel secondo, Amir, giovane promessa sposa. Storia e finzione vanno a braccetto: è questo il segreto della Mori. Ma anche, forse, avere dei personaggi – e delle donne – così forti.

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“Raccontare delle donne forti non è un argomento fondamentale, per me”, ci spiega. “In Emma, volevo narrare il mondo dei camerieri, e in quel periodo i camerieri erano quasi tutte donne. Per quanto riguarda I giorni della sposa, invece, è stato un caso”. Un caso? “Non pensavo di avere una platea così ampia, ma di raccontare la mia storia solo al Giappone. E Giappone e Asia centrale sono molto diversi come ambiente. Quello che volevo era illustrare una storia familiare. Quindi sono partita dall’idea di donna di casa, che fosse una madre o una figlia, che potesse essere un riferimento più facile, più immediato. E poi in Asia centrale sia uomini che donne sono molto forti, molto indipendenti; è per questo che la protagonista è così”. Amir è bellissima, seducente, leale, vestita sempre in modo perfetto, e pronta a seguire il suo piccolo compagno di dodici anni. Quella che Kaoru Mori crea (o ricrea, se preferite) ne I giorni della sposa è un’atmosfera conciliante, piacevole, in cui la grande attenzione per i dettagli – abiti, edifici, oggettistica – si miscela a una costruzione intelligente della tavola. Si chiama storytelling.

“Per me”, dice, “è molto importante descrivere i dettagli per contestualizzare meglio le mie storie. Che non devono diventare, per questo, documentari. In qualche modo, il lettore deve essere sempre coinvolto. Ma non devo essere estrema”. E come si fa? “Qualche volta, aumento il numero delle vignette: anche se quella che sto raccontando è una scena particolare, di forte emozione, inserisco da qualche parte dei dettagli, per rimanere quanto più fedele al periodo”. Quindi una via di mezzo costante, tra la ricostruzione storica e la finzione pura. Viene da chiedersi se Mori – che è nata alla fine degli anni ’70 – sia stata influenzata da qualche autore in particolare.

“Anche se sono nata e cresciuta in Giappone, ho iniziato a leggere i manga dopo il liceo”, confessa. Per un momento sorride, e stringe leggermente la presa attorno alle ginocchia. “Non ho sempre vissuto in questo mondo. Quando ho cominciato a leggerli, mi sono immediatamente appassionata a Jiro Taniguchi. Maestro del fumetto giapponese, uno dei massimi esponenti, e sicuramente uno tra i più apprezzati a livello mondiale.

Se di Emma, nel 2005, c’è già stata una trasposizione in anime, de I giorni della sposa non si sa ancora niente di un progetto, come conferma Mori stessa: “Non mi è arrivata nessun tipo di offerta. E poi credo che ci sia un grosso problema per documentarsi”. Ma a lei interesserebbe? “Devo essere onesta: non tanto. Se c’è, bene. Ma se non c’è, va bene lo stesso”. Perché la prima cosa, per Kaoru Mori, resta il suo lavoro e le sue storie: a brevissimo partirà per un viaggio per documentarsi, e per continuare ad attingere – il più possibile – dalla realtà per i suoi manga.

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Fonte: http://www.wired.it/play/fumetti/2016/10/31/kaoru-mori-lucca-comics-storie-familiari/

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