La privacy online, certi giorni, più di altri, sembra una chimera. Specialmente quando un gruppo di ricercatori di Stanford ti dicono che sono capaci di accedere alla cronologia anonima di chi naviga, comprese le informazioni sull’utilizzo attivo di Twitter. Lo studio in questione, nominato Project Footprints, che è terminato questo mese, è riuscito a individuare l’80% delle 300 persone che avevano visitato il sito. I volontari hanno dato il permesso ai ricercatori di scoprire quali siti avessero cliccato attraverso Twitter mentre usavano Chrome. “Con il vostro permesso, inizieremo a raccogliere le pagine che visitate partendo da Twitter”, si legge nella chiamata d’adesione alla ricerca: “Queste sono informazioni simili a quelle che, a vostra insaputa, possono essere facilmente raccolte durante la navigazione da siti web e inserzionisti. Questa lista di link rappresenta la vostra impronta digitale univoca, che confrontata con i profili di centinaia di migliaia di utenti di Twitter, ci permetterà di determinare chi siete”.
Phys Org semplifica il processo con un esempio: mettiamo che Jane, John e Susie, che partecipano in forma anonima alla ricerca, seguano 100 profili Twitter. Tutti e tre seguono quello di Stanford. Jane e John si aggiornano attraverso quello del New York Times, mentre Susie con quello del Los Angeles Times. È quindi probabile che chi ha seguito i link al sito di Stanford e al New York Times siano da rintracciare tra Jane e John, escludendo Susie. Come ha spiegato uno dei ricercatori che ha firmato la ricerca, Ansh Shukla, anche se aziende che lavorano con internet o gli inserzionisti, fossero in possesso solo del dato anonimo sulla cronologia dell’utente (tracciata dai cookie, per esempio), un ente commerciale potrebbe, incrociando database, collegare a un’identità reale. Quindi, a sua, indirizzare campagne informative o commerciali ad hoc.
Questo non significa che Twitter sia particolarmente vulnerabile, hanno spiegato i ricercatori: lo scopo della ricerca è di sensibilizzazione al tema della privacy online.
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Fonte: http://www.wired.it/internet/web/2016/10/31/internet-anonimi-privacy/
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