lunedì 31 ottobre 2016

Regali geek per veri appassionati e nerd! Scopri i prodotti più interessanti e introvabili nei negozi tradizionali! Benvenuto nel Geek Store 🖖

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Benvenuti nella sezione di Mente Informatica dedicata completamente al mondo geek e nerd! In questa pagina riuscirai a trovare sicuramente il regalo geek definitivo. Se hai bisogno di qualche idea per un regalo geek che sia perfetto in ogni occasione, ti trovi nel posto giusto. Sei alla ricerca di un regalo geek unico nel suo genere che […]

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Fonte: http://www.menteinformatica.it/regalo-geek-nerd-introvabile/

Huawei Italia, James Zou è il nuovo General Manager della divisione Consumer Business Group

James Zou è il nuovo General Manager della divisione Consumer Business Group di Huawei Italia. A dare la notizia è la stessa azienda cinese tramite un comunicato stampa ufficiale.

Con la nuova nomina, Huawei si pone come obiettivo il rafforzamento della presenza dell’azienda sul mercato nazionale, secondo solamente alla Cina a livello globale per volume di vendite.

"Per Huawei, l'Italia è un mercato chiave all’interno dell’Europa Occidentale”, ha affermato dichiarato Jim Xu, Global Sales and Service of Huawei Consumer Business Group. “Siamo certi che James Zou, in qualità di nuovo General Manager, contribuirà significativamente a far raggiungere alla Divisione Consumer nuovi e importanti traguardi di business”.


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Come si sviluppa una rete dedicata all’Internet of Things

Parigi — Per quanto possa sembrare impossibile, Gary Trotman, si sta chiaramente divertendo. Ci troviamo nell’ex palazzo della Borsa, mentre intorno a noi si svolge non senza chiasso lo Huawei eco-Connect Europe 2016. Una conferenza che il gigante cinese ha organizzato per riunire tutti player dell’ecosistema ICT europeo e farli confrontare su molti e diversi temi, dalla Business Innovation alla cybersecurity, passando per IoT, Finance, Storage e ogni altro servizio abilitato dalle potenti infrastrutture di cloud computing.

il sensore che ti dice se il cassonetto dell'immondizia è pieno (Foto: Alessio Jacona)Sfoglia gallery8 immagini

NetBin il sensore che ti dice se il cassonetto dell'immondizia è pieno (Foto: Alessio Jacona)

NetBin
NetBin il sensore che ti dice se il cassonetto dell'immondizia è pieno (Foto: Alessio Jacona)
Questo sensore "ascolta" il contatore dell'acqua
Questo sensore "ascolta" il contatore dell'acqua consentendone la lettura a distanza (Foto: Alessio Jacona)
Il modulo NB-IoT
Il modulo NB-IoT inserito in una scheda con funzionalità più complesse (Foto: Alessio Jacona)
Il sensore di Edyn
Il sensore di Edyn per rilevare l'umidità nel terreno (Foto: Alessio Jacona)
Un device Oviphone per il pet tracking
Un device Oviphone per il pet tracking (Foto: Alessio Jacona)
Un chip Narrow Band IoT
Un chip Narrow Band IoT (Foto: Alessio Jacona)
Il chipset NB-IoT
Il chipset NB-IoT diventa un modulo (Foto: Alessio Jacona)
Il sensore che ti dice se il parcheggio è libero
Il sensore che ti dice se il parcheggio è libero e, in caso, ti consente di prenotarlo (Foto: Alessio Jacona)

Trotman è solutions marketing manager IoT/M2M per Huawei, e deve continuamente alzare la voce mentre spiega ai giornalisti vantaggi e meraviglie del NarrowBand IoT (NB-IoT). Sarebbe una situazione stressante per chiunque, ma non per lui. Mentre parla, emergono tanto la sua passione, quanto l’orgoglio per i risultati ottenuti in tre anni di lavoro spesi a “mettere insieme i molti e diversi player che devono lavorare insieme”. Già, perché per far funzionare il NB-IoT, tecnologia radio a basso consumo capace di connettere praticamente qualsiasi oggetto alla rete, di attori ne servono parecchi: serve mettere d’accordo e integrare i fornitori di chipset, i produttori di moduli, di device, di applicazioni, e ovviamente i gestori dei network. Insomma, non è un caso se la parola più ricorrente, l’hashtag più significativo dell’eco-Connect Europe 2016, sia stato proprio “ecosistema”: delle competenze, degli standard, dei player.

Un chip Narrow Band IoT (Foto: Alessio Jacona)
(Foto: Alessio Jacona)

Trotman ci conduce davanti a un lungo tavolo bianco dove sono in mostra diversi gadget. Il primo che solleva è un minuscolo chipset che a malapena copre la punta del suo dito: “La ragione per cui è così piccolo è che quando si sviluppa hardware per NB-IoT si prende un chipset tradizionale con connettività 2G/3G e lo si spoglia della maggior parte delle funzionalità, di quella ‘intelligenza’ che diventa ridondante quando si deve far funzionare dei semplici sensori”, ci spiega. “Ciò che resta è un sistema capace di inviare pacchetti di informazioni non più grandi di 200 kilobyte ciascuno”.

Può sembrare poco, ma in realtà è più che abbastanza se a trasmettere è per esempio un sensore di umidità alimentato a energia solare e infilato nel terreno di una serra, oppure un sistema di monitoraggio che invia un segnale quando il cassonetto dell’immondizia è pieno.

NetBin, il sensore che ti dice se il cassonetto dell'immondizia è pieno (Foto: Alessio Jacona)
netbin, il sensore che ti dice se il cassonetto dell’immondizia è pieno (Foto: Alessio Jacona)

E poi ancora il collare di un animale domestico che ne monitora la posizione, o il sistema capace di leggere (e quindi rendere digitali) i vecchi contatori dell’acqua “ascoltando” e contando gli scatti dei loro meccanismi. O persino il sensore da inserire nell’asfalto di un parcheggio (oppure da appoggiare sul manto stradale, per soluzioni temporanee), grazie al quale è possibile rilevare a distanza se il posto è occupato o no.

Il sensore che ti dice se il parcheggio è libero o no. E in caso, ti consente di prenotarlo (Foto: Alessio Jacona)
(Foto: Alessio Jacona)

Non sono solo ipotesi. Gli oggetti in questione esistono già e sono tutti sul tavolo presidiato da Trotman. Usciti dalla fase sperimentale, alcuni sono già in vendita in alcuni mercati, altri lo saranno nel 2017, quando il gigante cinese inizierà la commercializzazione su larga scala delle sue soluzioni NB-IoT end-to-end. Intanto Gary Trotman li solleva e li mostra uno a uno per esemplificare tanto l’uso della tecnologia in questione, quanto l’efficacia della collaborazione tra Huawei e gli altri operatori del settore, piccoli e grandi che siano.

Se si può rendere smart praticamente qualsiasi cosa, allora la fantasia diventa l’unico limite. Anche perché il Narrow Band IoT risolve anche un altro fondamentale problema: non intasa le reti mobili. “Grazie alle specifiche hardware estremamente semplificate”, conferma Trotman: “Questi chipset non solo trasmettono ridotte quantità di dati, ma occupano una ridottissima porzione di banda”. Il risultato è che, se a una normale stazione radio base si possono connettere al massimo circa 5mila smartphone contemporaneamente: “nel caso del NB-IoT il numero sale a oltre 100mila”.

In più, quella di cui parliamo è una tecnologia basata su standard condivisi, quindi aperta e sfruttabile da tutti. Si prende il chipset, lo si inserisce nel modulo, se necessario si integra il modulo in hardware più complesso, si sviluppa l’applicazione e il gioco è fatto.

Il chipset NB-IoT diventa un modulo
(Foto: Alessio Jacona)

Vista la cronaca degli ultimi giorni — e in particolare dell’attacco a Dyn che ha messo fuori uso mezza Rete — una domanda sulla sicurezza dei dispositivi viene spontanea. “I nostri sistemi si basano su soluzioni sia hardware sia software che vengono applicate in ogni punto nevralgico del network”, spiega David Hoelscher, IoT Platform Marketing Director per Huwaei. “A partire dal mondo reale, dove per esempio i dispositivi utilizzati in ambito industriale sono dotati di sensori per il rilevamento e la segnalazione delle manomissioni, per arrivare alle tecnologie software di gestione remota dei device IoT, che in tutti i nostri dispositivi sono protette da cifratura secondo lo standard AES 128”

I player, ovvero i produttori dei chipset, dei moduli, dei gadget, delle app o ancora gli operatori telefonici (Huawei ha sviluppato accordi anche con Telecom Italia in questo senso), creano insieme i prodotti e poi possono decidere di vendere autonomamente o in collaborazione tra di loro, all’interno di quello che si configura come un vero e proprio open market. Per definire meglio il contesto, Trotman usa la metafora della pasticceria: “I cuochi si riuniscono intorno al tavolo, ognuno porta i suoi ingredienti, insieme si prepara e cuoce la torta, poi si vede come spartirne e distribuirne le porzioni”.

Che a giudicare dalle rosee previsioni per il mercato IoT, saranno miliardi e invaderanno il mondo.

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Fonte: http://www.wired.it/internet/tlc/2016/10/31/come-si-sviluppa-rete-dedicata-allinternet-of-things/

WMA – Monitoraggio remoto di metalli pesanti in transito sul corpo idrico

Il controllo continuo in linea con conseguente rilevazione in situ di inquinanti, dovrebbe essere uno dei metodi più utilizzati per il monitoraggio dell’ambiente terrestre. Questo tipo di tecnica risulta particolarmente importante ed efficace per l’individuazione delle sostanze inquinanti emergenti, a seguito del progresso industriale e dell’evoluzione dei prodotti chimici utilizzati nell’industria manifatturiera.

Al riguardo Microla ha sviluppato, in compartecipazione con il Politecnico di Torino, un sistema di analisi che integra uno o più sensori in grado di monitorare, in remoto ed in tempo reale, la qualità dell’acqua di scarico e l’eventuale presenza di concentrazioni anomale di contaminanti che potrebbero rivelarsi inibenti per i trattamenti depurativi di tipo biologico o che potrebbero attraversare inalterati l’impianto e riversarsi nel corpo recettore.

Nel tempo differenti tecniche come la fluorescenza a raggi X, la spettrofotometria a fluorescenza atomica, la cromatografia, la spettrofotometria a assorbimento atomico etc.. sono state sviluppate per l’individuazione e la determinazione in contemporanea di differenti ioni all’interno di campioni in analisi. Tra tutte queste tecniche la spettrofotometria basata sull’utilizzo di sorgenti ottiche nell’UV-Visibile risulta essere tra le più utilizzate per la sua rapidità sperimentale, semplicità e possibilità di spaziare su diverse applicazioni.

Inoltre la spettrofotometria quantitativa è stata migliorata notevolmente grazie all’introduzione di metodi statistici multivariati come per esempio la “Principal component regression (PCR)” o la “Partial least squares regression (PLS)”. Quest’ultima risulta particolarmente utile per l’individuazione di valori statistici rilevanti in caso di presenza di multi variabili da tenere in considerazione.

Avendo la necessità di dover evidenziare la presenza contemporanea di agenti inquinanti di natura differente, è maturata l’idea di miniaturizzare gli ingombranti sistemi spettrofotometrici da laboratorio, all’interno di un sistema compatto e trasportabile per analisi da effettuare direttamente sul campo. In particolare il sistema sviluppato da Microla prevede allo stato attuale la rilevazione e l’analisi quantitativa di quattro metalli pesanti: Cromo, Zinco, Nichel, Rame.

La spettrofotometria si basa sull’utilizzo di differenti sorgenti laser a differenti lunghezze d’onda. Esse irradiano il campione da analizzare e l’ampiezza del segnale ottico trasmesso viene raccolta da una fibra ottica e, conseguentemente, misurata da un monocromatore. Nel grafico sottostante è possibile analizzare lo spettro di trasmissione nel range UV-Visibile, tipico del cromo, valutato su campioni a differenti concentrazioni. Il cromo è l’unico componente, dei quattro da rilevare, che non richiede un trattamento chimico particolare per la sua rilevazione.

Figura 1 - Spettro di trasmissione del Cromo

Figura 1 – Spettro di trasmissione del Cromo

 

Per la rilevazione degli altri tre metalli ( Zinco, Rame, Nichel ) è necessario utilizzare un complessante chimico particolare, chiamato ZINCON, che reagisce selettivamente con gli ioni metallici presenti nel campione. La struttura del composto risultante costituisce un particolare complesso molto stabile che vede l’atomo centrale metallico essere circondato a tenaglia dal chelante ZINCON. Il processo di “chelazione” modifica l’assorbimento degli ioni a determinate lunghezze d’onda e, grazie a questa variazione, il processo di analisi spettrofotometrico può ora essere messo in atto.

Figura 2 - Schema a blocchi del sistema di misura

Figura 2 – Schema a blocchi del sistema di misura

Nella figura sovrastante è presente uno schema a blocchi del sistema di analisi realizzato.

Si distinguono le riserve del componente chimico ZINCON, la riserva di acqua per il lavaggio delle camere di test, il sistema idraulico, le elettrovalvole e i vari componenti ottici atti alla misura dell’analita. Tra questi il Lab-On-Chip per l’analisi fluidica, opportunamente progettato in collaborazione con il Chilab – Laboratorio del Politecnico di Torino. E’ anche presente una siringa meccanizzata per il dosaggio e la miscelazione del campione con il reagente chimico al fine di ottenere un composto chimico analizzabile tramite spettrofotometria.

Per valutare l’affidabilità e ripetibilità del sistema di misura (elementi indispensabili ai fini della validazione del processo) sono stati effettuati test di misura ripetuti su vari campioni con concentrazioni di zinco, nichel e rame differenti. E’ possibile valutare nelle immagini sottostanti la buona riproducibilità del sistema di misura testata prima su campioni contenenti una sola tipologia di metallo da rilevare e successivamente su campioni contenenti più metalli contemporaneamente con concentrazioni variabili.

Figura 3 - Test di ripetibilità per Zinco, Nichel, Rame

Figura 3 – Test di ripetibilità per Zinco, Nichel, Rame

Essendo la misura basata su un metodo statistico è corretto considerarla una predizione. Nella tabella sottostante è possibile apprezzare come le predizioni delle concentrazioni dei vari metalli pesanti nei campioni sintetici sia effettivamente corretta e molto simile alle concentrazioni reali e note.

tabella

 

Sono stati già realizzati due prototipi correttamente funzionanti di cui:

  • Il primo, in collaborazione con Eni, per l’analisi dell’acqua marina in prossimità delle piattaforme offshore. Un AUV ( Autonomous Underwater Veichle ) è stato equipaggiato con il sistema prodotto da Microla per la rilevazione di metalli pesanti.

  • Il secondo, in collaborazione con SMAT, per l’analisi da effettuare nei punti acqua dislocati nella provincia di Torino e di cui si riporta illustrazione nel seguito.

figura4

Inoltre il vantaggio del sistema prodotto da Microla risiede nella completa autonomia, limitata esclusivamente dall’uso della batteria interna in quanto per ogni misura viene utilizzata unicamente un’esigua quantità di agente complessante. Attraverso un modulo GSM installato a bordo è previsto inoltre un sistema di comunicazione basato sull’invio di SMS per l’inoltro di informazioni quali stato della batteria, malfunzionamenti e messaggi di allarme nel caso in cui le concentrazioni di metalli misurate superino un determinato valore di soglia definito dalla legge. In futuro sarà reso possibile un sistema di prelievo e conservazione di campioni con valori di inquinanti sopra-soglia, al fine di poter effettuare un ulteriore controllo e misura nei laboratori specializzati.

Contatti

Microla Optoelectronics Srl

Loc. Baraggino – 10034 Chivasso (TO)

Giorgio Damosso (CEO)

Giorgio.damosso@micro-la.com

Tel. 011 9103740



Fonte: http://www.aiv.it/plasma-science-technology/wma-monitoraggio-remoto-di-metalli-pesanti-in-transito-sul-corpo-idrico/

Google Pixel, problemi di Bluetooth

Alcuni tra coloro che per primi hanno effettuato l’acquisto del nuovo smartphone Google Pixel stanno segnalando problemi legati al funzionamento del modulo Bluetooth presente sul dispsotiivo.

Google Pixel

In particolare, le problematiche fanno riferimento alla difficoltà di accoppiare il dispositivo con i sistemi di infotainment presenti sulle auto per eseguire lo streaming dei contenuti audio e per gestire le telefonate.

(...)
Continua a leggere Google Pixel, problemi di Bluetooth, su Geekissimo

Google Pixel, problemi di Bluetooth, pubblicato su Geekissimo il 28/10/2016


© Martina Oliva per Geekissimo, 2016. | Permalink | Commenta! | Aggiungi su del.icio.us
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Fonte: http://www.geekissimo.com/2016/10/28/google-pixel-problemi-bluetooth/

Traffico e inquinamento aumentano il rischio di pressione alta

Foto

Il rumore del traffico e lo smog aumentano il rischio di pressione alta. Del 6% e del 22% rispettivamente, per zone a moderato inquinamento acustico e atmosferico [...]

Autore: vitruviano | Categoria: Scienza e Tecnologia | Voti: 4 - Commenti: 0


Fonte: http://www.blog-news.it/metapost/traffico-inquinamento-aumentano-rischio-pressione-alta

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Fonte: http://www.menteinformatica.it/regalo-geek-nerd-introvabile/

Xiaomi Redmi 4 appare in altre foto dal vivo

Dopo Redmi Note 2 e Mi Mix il produttore cinese sarebbe al lavoro sul nuovo Xiaomi Redmi 4, avvistato online già durante il mese di Agosto e nelle ultime ore apparso anche in nuove foto dal vivo.

(...)
Continua a leggere Xiaomi Redmi 4 appare in altre foto dal vivo su Androidiani.Com


© mptm3c for Androidiani.com, 2016. | Permalink |

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Fonte: http://feedproxy.google.com/~r/Androidiani/~3/kr8KBHT2ZQg/xiaomi-redmi-4-appare-foto-dal-vivo-300780

Surface Book, in preordine (USA) una nuova configurazione con Core i5 e SSD da 512 GB

Durante l'evento di New York del 26 ottobre, Microsoft ha annunciato un'espansione della gamma Surface Book grazie alla nuova Performance Base. Ma non è l'unica novità che Microsoft ha pensato per il dispositivo: senza troppe fanfare, è ora in preordine una nuova configurazione con processore Intel core i5 e SSD da 512 GB.

Finora, le uniche due opzioni di storage previste per i Surface Book Core i5 erano 128 e 256 GB. La RAM rimane da 8 GB. Non è possibile scegliere configurazioni con GPU discreta aggiuntiva; per quella è sempre necessario rivolgersi alla gamma con Core i7.

La nuova variante di Surface Book con CPU Core i5, GPU integrata, 8 GB di RAM e 512 GB di SSD è in preordine da oggi sul Microsoft Store statunitense, a un prezzo di 1.999 dollari. Non sappiamo se arriverà in altri mercati, comunque per il momento ecco il link. Le spedizioni inizieranno a partire dal 10 novembre.


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Fonte: http://feedproxy.google.com/~r/hd-blog/~3/lhUr5c80_pM/

Referendum costituzionale, cosa succederà alla sanità pubblica?

(Foto: Getty Images)
(Foto: Getty Images)

Il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre chiamerà gli elettori a esprimersi su numerose questioni, tra cui principalmente la riforma del Senato (con la fine del bipolarismo perfetto e il nuovo modo di approvare le leggi) e il nuovo rapporto tra Stato e Regioni (qui tutti gli approfondimenti del caso). Questo ultimo aspetto, attualmente regolato dal titolo V della Costituzione, è al centro di un vivace dibattito. Chi promuove la riforma, infatti, è per un nuovo accentramento dei poteri, cancellando in buona parte la riforma che nel 2001 aveva cercato di dare maggiori poteri alle Regioni – il cosiddetto federalismo. Tra le materie più calde rientra sicuramente la sanità pubblica, che rientra tra le principali voci di spesa statali (circa il 15% del bilancio totale) e uno dei diritti fondamentali inseriti in Costituzione (art. 32). Cosa succederà alla sanità con la riforma costituzionale?

21 sistemi sanitari diversi
La riforma del 2001, come detto, tendeva a dare maggiori poteri alle Regioni in molti settori. In particolare, l’attuale titolo V inserisce la sanità nelle materie concorrenti: lo Stato detta i principi generali, mentre le Regioni hanno potestà legislativa, ovvero si fanno carico di applicare concretamente i principi generali.

Nella pratica, questo ha significato che in 15 anni si sono formati 21 sistemi sanitari diversi. Ogni Regione, in sostanza, ha un proprio sistema sanitario. Alcune erogano dei servizi che altre non offrono. Alcune fanno pagare un ticket per delle prestazioni, altre le erogano gratuitamente. Alcune spendono un tot per comprare dei materiali (per esempio siringhe o protesi), altre spendono molto di più (in alcuni casi si arriva ad un aumento dell’800%). Come si è arrivati a questo? Per semplificare, sono tre i parametri che devono essere considerati.

 

I servizi minimi
I Livelli essenziali di assistenza (Lea) sono i servizi e le prestazioni minime garantite dallo Stato e che sono uguali per tutta Italia. Sono, in pratica, i servizi minimi che lo Stato assicura per garantire il diritto alla salute. I Lea rappresentano la maggior parte dei fondi che lo Stato eroga alle Regioni, soprattutto per finanziare gli ospedali. I Lea sono stabiliti dallo governo centrale, ma sono le Regioni, nel concreto, ad applicarli. Le Regioni, inoltre, possono decidere, se ne hanno i fondi, di erogare anche servizi aggiuntivi. Per questo si parla di 21 sistemi sanitari diversi, ovvero ogni regione ha un proprio approccio (in base, sostanzialmente, alle proprie finanze) nell’applicare il diritto alla salute.

Gestire le risorse
Le Regioni, in questi 15 anni di federalismo sanitario, hanno speso molto male i fondi assegnati dallo Stato. In particolare, gli appalti indetti per garantire i Lea sono stati molte volte al centro di scandali per corruzione e inefficienza. Dal 2012 si è cercato di porre rimedio attraverso la Gestione sanitaria accentrata (Gsa), ovvero un centro di responsabilità regionale che tenesse i conti in ordine. Oltre alle Gas, le Regioni dovevano individuare anche un certificatore terzo, ovvero un ente o un responsabile imparziale che certificasse la regolare tenuta dei libri contabili. Tuttavia, anche in questo ambito, le Regioni mediamente hanno fallito nel creare la Gas e soprattutto nell’individuare un certificatore terzo indipendente.

Contenere le spese impazzite
Un sondaggio gastrico in Campania costa poco più di 6 euro, in Piemonte più di 120. Una garza costa al Piemonte 3 euro, alla Sicilia quasi 9. Le differenze non sono solo tra Regioni, ma anche all’interno stesso delle Regioni. Perché? Il problema sono le gare d’appalto, dove dominano corruzione e clientelismo. In un primo tempo si era pensato che le Centrali uniche di committenza potessero almeno uniformare i prezzi per un dato territorio, con la previsione (mai andata in porto) di creare Centrali di Committenza a livello nazionale. Non solo non si è raggiunto l’obiettivo, ma nel 2015 sono state censite circa 32mila stazioni appaltanti presso un organo centrale, Consip. In sostanza, le stazioni appaltanti erano mediamente quattro per ogni singolo comune d’Italia. Negli ultimi anni il governo ha cercato di portare questo numero abnorme a circa 35 stazioni appaltanti. Tuttavia, l’autonomia regionale dettata dall’attuale titolo V rimane un limite a questa semplificazione.

Cosa prevede la riforma
Lea, Gas e centrali uniche di committenza hanno creato un ambiente fortemente distorto e poco efficiente. I sistemi sanitari regionali hanno creato degli squilibri talmente grandi che si è diffuso il cosiddetto turismo sanitario (non solo all’estero): cittadini che si spostano da una regione all’altra (spesso dal sud al nord Italia) per avere cure migliori o a prezzi inferiori.

L’attuale testo dell’articolo 117 della Costituzione prevede che lo Stato abbia competenza esclusiva per “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. La competenza concorrente con le Regione riguarda solo la tutela della salute. Tutto il resto è, come abbiamo visto, affidato alla gestione delle Regioni.

La riforma Renzi-Boschi, invece, elimina la competenza concorrente, aggiungendo alla competenza esclusiva dello Stato le “disposizioni generali e comuni per la tutela della salute, per le politiche sociali e per la sicurezza alimentare”, mentre spetterà alle Regioni solo la programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali”.

In poche parole, nello spirito della riforma, lo Stato deciderà e le Regioni si occuperanno solo di mettere in pratica tali decisioni.

Il fronte del sì: garantire a tutti il diritto alla salute
I sostenitori del sì vedono nella centralizzazione della sanità l’unica via d’uscita per superare l’attuale malandato sistema sanitario nazionale su base regionale. Il premier Renzi ha riassunto così, in tv, l’impatto della riforma sul diritto individuale alla salute: “con il referendum si decide se lasciare tutta la sanità alle Regioni oppure dare stessi diritti a tutti i cittadini”.

In sostanza, i sostenitori della riforma ritengono che l’esperimento del federalismo sanitario abbia fallito e sia necessario tornare ad una pianificazione centrale affinché non vi siano più differenze tra chi si cura a Reggio Calabria e chi a Milano. La centralizzazione, inoltre, imporrebbe (nel medio periodo) dei prezzi standard nelle forniture di servizi e prestazioni. Questo dovrebbe rimettere i cardini alle spese (spesso impazzite) dei Servizi sanitari regionali. Attualmente l’Agenzia nazionale per i Sistemi sanitari regionali sta monitorando i prezzi regionali, per trovare un prezzo medio per prestazione al fine di armonizzarli tutti.

Il fronte del no: una riforma gattopardesca
I sostenitori del no, parafrasando Tomasi di Lampedusa, affermano che, con la riforma, tutto deve cambiare perché tutto resti come prima. Insomma, le novità della riforma non potranno modificare la situazione attuale. Per tre ragioni.

In primo luogo perché ormai il livello di servizi e prestazioni non è più in mano alle Regioni, ma, de facto, è deciso dal ministero dell’Economia, attraverso i fondi che decide di stanziare (o di tagliare) alla sanità pubblica. In secondo luogo, lo spirito della riforma del 2001 del Titolo V era proprio quello di superare un centralismo che già aveva prodotti disavanzi di bilancio notevoli. Il nuovo centralismo imposto dalla riforma sarebbe, insomma, un ritorno al passato. In terzo luogo, si afferma, la riforma sarebbe solamente di facciata, perché comunque la programmazione e organizzazione della sanità locale rimarrebbe a livello locale: come oggi, lo Stato darebbe disposizioni generali e le Regioni si occuperebbero di metterle in pratica.

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Tecniche avanzate per la deposizione di film nanostrutturati da fascio di nanoparticelle e loro impiego per la produzione di dispositivi nell’ambito biomedicale

Il cuore tecnologico di Tethis, azienda che opera nel settore delle nano e biotecnologie, sono i processi di sintesi di nanomateriali, in forma di coating e di nanopolveri. In quest’ambito, hanno particolare rilevanza le tecniche di deposizione di film nanostrutturati da fascio supersonico di nanoparticelle (Supersonic Cluster Beam Deposition – SCBD).

Gli impianti di deposizione da fascio supersonico di nanoparticelle sono tipicamente costituiti da una sorgente di nanoparticelle interfacciata ad un sistema da vuoto dove avviene il processo di deposizione vero e proprio. La miscela di gas e nanoparticelle, generata all’interno della sorgente, subisce un’espansione verso la camera a vuoto a cui la sorgente è affacciata. Un ugello a focalizzazione aerodinamica concentra le nanoparticelle a formare un fascio intenso e collimato. Il fascio di nanoparticelle è direzionato sul substrato, dove avviene la crescita del film nanostrutturato. Le energie cinetiche in gioco sono sufficientemente basse da impedire la frammentazione delle nanoparticelle, conservandone di conseguenza la struttura originale. Ciò che si ottiene è un film estremamente poroso e con rugosità superficiale su scala nanometrica, in cui le straordinarie proprietà delle nanoparticelle sono mantenute. Una volta depositati, i film assemblati da nanoparticelle non necessitano di alcun post-processing prima di essere utilizzati nel dispositivo finale.

Figura 1 – Schema di impianto di deposizione da fascio supersonico di nanoparticelle

Figura 1 – Schema di impianto di deposizione da fascio supersonico di nanoparticelle

La tecnica di deposizione da fascio supersonico di nanoparticelle offre numerosi vantaggi:

  • la deposizione avviene a temperatura ambiente, e questo permette l’utilizzo di substrati termolabili quali materiali polimerici, membrane, o piattaforme micro lavorate (oltre che ceramiche, metalli, ecc.);
  • l’elevata collimazione del fascio consente l’utilizzo di maschere rigide non a contatto che permettono la deposizione di superfici a pattern su ampie aree con elevata risoluzione spaziale, evitando l’uso di tecniche fotolitografiche;
  • La deposizione avviene in ambiente controllato ed è compatibile con processi in Ultra Alto Vuoto, consentendo la crescita di film in condizioni di elevata pulizia.

Le sorgenti di nanoparticelle messe a punto da Tethis e utilizzate in accoppiamento alla tecnica SCBD sono due: PMCS TM (Pulsed Microplasma Cluster Source) e FlameBeam TM.

PMCS

All’interno della sorgente a microplasma pulsato le nanoparticelle sono generate tramite l’erosione localizzata di un catodo di materiale conduttivo per mezzo di un microplasma.

fig1aLa sorgente è costituita da una piccola camera in materiale ceramico in cui è inserito il catodo del materiale d’interesse. Sulla camera si affaccia una valvola impulsata che inietta un gas inerte (tipicamente Argon) ad alta pressione con frequenza fino a 10Hz; a ogni impulso di gas, il catodo è polarizzato tramite un impulso di tensione, che innesca una scarica elettrica con la relativa formazione di un microplasma, localizzato in prossimità della superficie del catodo. Per un processo di sputtering il microplasma erode la superficie del catodo e i vapori del materiale condensano per nucleazione e formano le nanoparticelle.

Pur limitata ai conduttori, la gamma dei materiali processabili con questa tecnica è comunque ampia: ad esempio, ferro, molibdeno, titanio, carbonio, stagno, tungsteno e metalli nobili. Nanoparticelle multi componenti possono essere ottenute partendo da leghe o da catodi composti.

FlameBeam

La sorgente FlameBeamTM è basata su un processo di sintesi da fiamma denominato Flame Spray Pyrolysis (FSP). La sintesi in questo caso parte da un precursore metallorganico in fase liquida, disciolto in un solvente organico. La soluzione è vaporizzata per mezzo di un gas di dispersione all’interno di un nozzle e bruciata all’interno di una fiamma. Nella combustione il solvente all’interno delle singole gocce evapora e gli atomi di precursore aggregano formando dei cluster del materiale d’interesse. Nell’ambiente ad alta temperatura della fiamma, questi cluster crescono e aggregano fino a formare le nanoparticelle.

La sorgente si affaccia sulla camera di deposizione tramite un quenching nozzle che separa la camera in vuoto dall’atmosfera: attraverso questo nozzle le particelle contenute all’interno della fiamma sono convogliate in camera di deposizione, e quindi focalizzate e accelerate dal sistema di collimazione.

Proprio per l’alta temperatura della fiamma (che può raggiungere i 3000°C) le nanoparticelle ottenute sono tipicamente ossidate e cristalline, per questo non sono necessari trattamenti termici post sintesi. Le proprietà delle particelle prodotte quali dimensione e forma possono essere controllate tramite i parametri di processo, mentre la composizione della soluzione di partenza solvente-precursore determina la stechiometria finale del materiale deposto: si può così ottenere con procedimento a singolo step multi-componenti o nanoparticelle complesse (come ad esempio strutture core-shell, o metalli supportati da ossidi) miscelando diversi precursori prima di iniettare la soluzione attraverso il nozzle, senza la necessità di post trattamenti e utilizzando reagenti a basso costo. Inoltre, il processo produttivo basato su FSP può essere facilmente portato su scala industriale.

Figura 2 – Immagine TEM di film di TiO2 depositato con tecnica FlameBeam - SCBD

Figura 2 – Immagine TEM di film di TiO2 depositato con tecnica FlameBeam – SCBD

I film sottili di nanostrutturati deposti da fasci di nanoparticelle trovano applicazione nei dispositivi biomedicali sviluppati e commercializzati da Tethis, che ne sfruttano le proprietà peculiari.

fig3

Il chip microfluidico microFIND, ad esempio, consente l’esecuzione di saggi su campioni cellulari da sangue per la diagnosi di tumori quali leucemie mieloidi croniche, e utilizza un film sottile nanostrutturato di TiO2 per migliorare l’adesione del campione cellulare. In questo modo si risolve il problema di mantenere adeso al dispositivo il campione, in presenza delle sollecitazioni dovute al flusso di reagenti all’interno della microfluidica. Il risultato di adesione cellulare è particolarmente interessante poiché vale anche per cellule ematopoietiche (quali appunto le cellule del sangue) vive, che per loro natura sono non-aderenti. Da parte sua, il TiO2 è un ossido inorganico semplice e stabile, ad ampio gap ottico e privo di autofluorescenza, caratteristiche che lo rendono compatibile con le tecniche di analisi ottiche, come ad esempio la microscopia a fluorescenza.

La proprietà di migliorare l’adesione cellulare da parte di film nanostrutturati di ossidi vale, oltre che per cellule singole, per campioni istologici (sezioni di tessuti). Utilizzando substrati trasparenti conduttivi (ITO-coated glass) per la deposizione di film di ossidi nanostrutturati, Tethis ha sviluppato piattaforme monouso per Imaging da spettrometria di massa MALDI (matrix-assisted laser desorption and ionization). Nota anche come Istologia Molecolare, la tecnica di Imaging MALDI consente di ottenere una mappa a falsi colori dell’abbondanza di una data proteina all’interno del campione istologico. Sia in fase di preparazione del campione che in fase di analisi, il miglioramento dell’adesione del tessuto al substrato gioca un ruolo decisivo.

La spettrometria di massa MALDI per Proteomica offre un altro ambito di applicazione dei film nanostrutturati deposti da nanoparticelle. Pattern di isole di ossidi nanoporosi deposte su substrato plastico conduttivo sono alla base di chip disposable sviluppati in Tethis per il trattamento pre-analisi di campioni biologici, quali proteine, peptidi, microvescicole, batteri. Come “micro-pozzetti a stato solido”, le isole nanoporose consentono di catturare il campione e mantenerlo confinato durante le fasi di trattamento (ad esempio, digestione enzimatica) che precedono l’analisi MALDI.

fig4A conclusione della preparazione del campione, il chip stesso accede allo spettrometro di massa, evitando così qualunque passaggio attraverso vial esterne che inevitabilmente esporrebbe al rischio di un impoverimento del campione (ad esempio, per cattura della frazione idrofobica da parte delle superfici in plastica della vial esterna).

Contatti:

Elisabetta Chierici

Tethis S.p.A.   Via Russoli, 3   20143 Milano

T: +39 02 36568349     F: +39 02 36569183

www.tethis-nanotech.it    systems@tethis-lab.com



Fonte: http://www.aiv.it/nanotechnology/tecniche-avanzate-per-la-deposizione-di-film-nanostrutturati-da-fascio-di-nanoparticelle-e-loro-impiego-per-la-produzione-di-dispositivi-nellambito-biomedicale/

MacBook Pro 13″ e MacBook Pro 15″: tutto su prezzo ed uscita in Italia

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Tempo di annunci in casa Apple, visto che nella giornata di ieri sono state svelate ufficialmente le caratteristiche di prodotti come MacBook Pro 13″ e MacBook Pro 15″, con tutte le informazioni del caso anche per quanto riguarda il loro prezzo e la data di uscita.(...)
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MacBook Pro 13″ e MacBook Pro 15″: tutto su prezzo ed uscita in Italia, pubblicato su Geekissimo il 29/10/2016


© Antonio Mele per Geekissimo, 2016. | Permalink | Commenta! | Aggiungi su del.icio.us
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Offerte Halloween 2016 di Amazon: migliori monitor e periferiche PC a prezzo basso

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Non potevano mancare, in occasione di una festa come quella di Halloween 2016, alcune proposte particolarmente interessanti per gli utenti che sono soliti frequentare Amazon. In particolare, oggi vogliamo concentrare la nostra attenzione su due settori specifici, come nel caso dei monitor e delle periferiche PC, visto che il noto store non si è certo risparmiato in queste ore nel tentativo di assi [...]

Autore: Geekissimo | Categoria: Scienza e Tecnologia | Voti: 3 - Commenti: 0


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Regali geek per veri appassionati e nerd! Scopri i prodotti più interessanti e introvabili nei negozi tradizionali! Benvenuto nel Geek Store 🖖

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Mente Informatica

Benvenuti nella sezione di Mente Informatica dedicata completamente al mondo geek e nerd! In questa pagina riuscirai a trovare sicuramente il regalo geek definitivo. Se hai bisogno di qualche idea per un regalo geek che sia perfetto in ogni occasione, ti trovi nel posto giusto. Sei alla ricerca di un regalo geek unico nel suo genere che […]

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Facebook ha provato (invano) ad acquistare Snow, lo Snapchat asiatico

L’interesse di Mark Zuckerberg per Snapchat non è mai stato un mistero. Dopo un fallito tentativo di acquisto della celebre app, il miliardario americano ci ritenta con Snow.(...)
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Jony Ive spiega come è nata la Touch Bar dei nuovi MacBook Pro

Nel corso di un'intervista rilasciata a Cnet.com, che trovate in versione integrale nella fonte di questo articolo, Jony Ive ha raccontato alcuni dettagli relativi alla nuova Touch Bar integrata nei MacBook Pro presentati la scorsa settimana.

Le prime reazioni degli utenti - giunte alla conclusione dell'ultimo keynote - sono state abbastanza critiche, sopratutto da parte dell'utenza professionale, per la quale l'utilità di una simile aggiunta è tutta da dimostrare. Le principali criticità, infatti, riguardando il bisogno di effettuare un periodo di adattamento nel quale è necessario prendere confidenza con il nuovo sistema di input, affinché si riesca a guadagnare una dimestichezza pari a quella offerta dalla tradizionale tastiera fisica, sempre che sia possibile eguagliarla. Dal suo canto, però, la nuova Touch Bar permette di sfruttare al meglio una superficie spesso utilizzata solo occasionalmente, dal momento che la sua capacità di adattarsi al contesto, grazie al display OLED multitouch, offre un livello di flessibilità impareggiabile da qualsiasi tastiera hardware.

Insomma, pro e contro che Apple sembra aver studiato per ben 2 anni, ovvero il periodo che, a detta di Jony Ive, è stato adoperato per sviluppare e migliorare la Touch Bar sino al raggiungimento della forma attuale. Ive ha infatti evidenziato come la realizzazione di questo componente sia stata particolarmente problematica, dal momento che era necessario disporre di un hardware e di un software abbastanza maturo per poterla valutare efficacemente.


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Due giochi da tavolo horror da giocare ad Halloween (e tutto il resto dell’anno)

The Walking DeadNella notte degli orrori c’è chi va in discoteca, chi chiede dolcetti o scherzetti e chi, come noi, se la gioca da tavolo. Non certo con qualsiasi gioco che ci capiti per le mani, Halloween va celebrato come si deve e così, tra una zucca stregata e una valanga di dolciumi, abbiamo scelto due titoli che ci accompagneranno per tutta la notte.

Anche quest’anno la caccia è stata facile. Halloween per i gamer coincide con il Lucca Comics & Games e così, aggirandosi tra gli stand, abbiamo scovato due titoli che fanno proprio al caso nostro. Il primo è Le case della follia seconda edizione (Asterion Press, 89,90 euro), un’avventura che ci trasporta direttamente nella notte eterna dominata dagli orrori di Cthulhu e soci. Da uno a cinque investigatori collaborano tra loro per scoprire i misteri celati in case misteriose, per ingaggiare sfide fisiche con i mostri e competizioni mentali con gli orrori che appaiono di volta in volta sul loro cammino. Nonostante sia giocabile anche da soli, Le case della follia è il classico titolo in cui più si è e meglio è e non ti abbiamo ancora detto la chicca.

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Le Case della Follia Seconda edizione

Le Case della Follia Seconda edizione
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The Walking Dead
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Le Case della Follia Seconda edizione
Le Case della Follia Seconda edizione
Le Case della Follia Seconda edizione
Le Case della Follia Seconda edizione
Le Case della Follia Seconda edizione
Le Case della Follia Seconda edizione
Le Case della Follia Seconda edizione
Le Case della Follia Seconda edizione

A differenza della prima edizione, ora non c’è più il Custode, il giocatore che fungeva da master e gestiva il gioco. Il suo posto è stato preso da un’app ed è una goduria. Disponibile per iOS e Android, fa lei il setup, offre una perfetta musica d’ambiente e un narratore che presenta i diversi scenari, gestisce i diversi accadimenti e i combattimenti. Insomma, toglie via tutta la parte noiosa dal gioco, ovvero la necessità di consultare costantemente i manuali per vedere cosa accade quando scopriamo un indizio o sveliamo una stanza, e poi, così tutti giocano. La durata di 120-180 minuti a scenario dovrebbe essere perfetta per farti trascorrere una notte mostruosa.

Orrori di diversa matrice ci attendono in The Walking Dead (Magic Store, 49,90 euro), il primo vero gioco da tavolo ambientato nel mondo creato da Robert Kirkman e portato sul piccolo schermo da Frank Darabont. Questo è un titolo particolare, che si pone come un ibrido tra gioco da tavolo, di miniature e narrativo. Sul primo fronte abbiamo la possibilità di comprare la sola scatola base e iniziare a giocare. The Walking Dead inscena una guerra tra bande in cui due giocatori si fronteggiano uccidendosi tra loro, ammazzando zombi e raccogliendo equipaggiamenti. Insomma, è quel che si dice uno skirmish ma, a differenza dei giochi da tavolo classici non ha una mappa quadrettata.

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The Walking Dead

The Walking Dead
The Walking Dead
Le Case della Follia Seconda edizione
Le Case della Follia Seconda edizione
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The Walking Dead
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The Walking Dead
The Walking Dead
The Walking Dead
The Walking Dead

Qui le azioni si fanno con il classico righello dei giochi di miniature, il movimento è quindi libero. Come gioco di miniature poi ha una marea di add-on che possono arricchire il piano di gioco. La plancia in carta può essere sostituita da una in neoprene, i segnalini delle barricate possono diventare elementi tridimensionali in plastica, le automobili stampate su cartone possono diventare modellini in metallo. Da ultima ecco la parte narrativa. Come dicevamo basta la scatola base per iniziare a giocare e continuare così ma i veri appassionati potranno rivivere tutta la saga grazie a delle espansioni narrative da acquistare a parte.

Insomma, anche quest’anno Halloween sarà uno spasso. A base di horror, mostri e zombie, ovviamente.

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Fonte: http://www.wired.it/gadget/accessori/2016/10/31/giochi-tavolo-horror-halloween/