Ci sono due tipi di intelligenza artificiale. Una è una branca dell’ingegneria e cerca di riprodurre comportamenti umani (anzi animali) intelligenti con mezzi non biologici.
LE DUE ANIME DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Recentemente, Deep Q-network (un sistema di algoritmi software) ha imparato a giocare da zero a 49 classici videogiochi Atari, facendo affidamento solo sui dati relativi ai pixel su uno schermo e al metodo di punteggio.
Impressionante? Sì, da un punto di vista ingegneristico. No, in termini di avvicinamento alla vera intelligenza artificiale (IA). Ci vuole meno “cervello” per vincere giocando a Space Invaders o Breakout che per essere un campione di scacchi. Quindi era solo una questione di tempo prima che alcuni esseri umani intelligenti escogitassero un modo per creare un algoritmo capace di giocare abilmente con degli elementari videogiochi Atari. Perché tutto questo non è la prova definitiva che ci stiamo avvicinando a una sorta di forma primordiale di intelligenza artificiale? La risposta richiede un chiarimento.
Impressionante? Sì, da un punto di vista ingegneristico. No, in termini di avvicinamento alla vera intelligenza artificiale (IA). Ci vuole meno “cervello” per vincere giocando a Space Invaders o Breakout che per essere un campione di scacchi. Quindi era solo una questione di tempo prima che alcuni esseri umani intelligenti escogitassero un modo per creare un algoritmo capace di giocare abilmente con degli elementari videogiochi Atari. Perché tutto questo non è la prova definitiva che ci stiamo avvicinando a una sorta di forma primordiale di intelligenza artificiale? La risposta richiede un chiarimento.
Deep Q-network appartiene a questo genere. Poi c’è un altro tipo di intelligenza artificiale, che è più una branca della scienza cognitiva e cerca di produrre l’equivalente non biologico della nostra intelligenza. Attualmente questa è fantascienza.
Come ramo dell’ingegneria volta a riprodurre il comportamento intelligente, l’intelligenza artificiale ha riscosso un successo sorprendente. Facciamo sempre più affidamento su tecnologie “smart” (applicazioni IA-related) per eseguire attività che sarebbero semplicemente impossibili per un’intelligenza umana non aiutata o non aumentata.
Per le tecnologie smart il limite è il cielo e Deep Q-network ha appena eliminato un altro settore in cui gli esseri umani sono più bravi delle macchine. Tuttavia, come ramo della scienza cognitiva interessato alla produzione dell’intelligenza biologica, l’IA è stata e resta del tutto deludente. L’intelligenza artificiale produttiva non si limita a essere sotto-performanterispetto all’intelligenza umana; e non ha neppure fatto il primo passo. Siamo ancora allo stesso livello degli anni cinquanta.
Il fatto che Watson – il sistema di IBM in grado di rispondere alle domande poste in linguaggio naturale – può vincere contro i suoi avversari umani quando si gioca a Jeopardy!mostra solo che le macchine possono comportarsi intelligentemente pur non essendo intelligenti. Questo ci dice molto di più sull’intelligenza umana, le sue capacità e competenze, stupefacenti, e sul gioco stesso. John McCarthy, lo scienziato che coniò l’espressione “intelligenza artificiale” credeva davvero nella sua realizzabilità, ma faceva osservazioni simili anche riguardo Deep Blue, il computer IBM che ha sconfitto il campione del mondo di scacchi Garry Kasparov nel 1972. Egli si lamentava che il progetto dell’IA era stato tradito, che queste applicazioni non avevano nulla a che fare con la vera IA.
Aveva ragione, si tratta di meravigliosi sistemi che hanno l’intelligenza del frigorifero di mia nonna.
Ma aveva torto nel sostenere che questa non fosse la strada giusta de perseguire. Il futuro dell’IA è quello della produzione dei risultati smart, non quello della riproduzione dell’intelligenza umana.Fonte : http://www.chefuturo.it/2015/09/come-nasce-intelligenza-artificiale-infosfera/
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